... mare grigio, battevano all' alba contro le rive della capitale lombarda, ma mordevano la pietra,
s' avventavano contro i suoi prodigi di metallo e di pietra.
Ritornavano indietro, come un mare triste, la sera, si spargevano nel retroterra a riempire
coi loro respiri il buio. L' indomani all' alba riapparivano: questo solo era il mare, il mare umano,
il respiro profondo di Milano.
(Anna Maria Ortese - Silenzio a Milano - 1958)
Pure con tutto questo e quest' altro ancora
io voglio perdonare alla città fumata senza filtro
cresciuta sopra il vuoto e nel diluvio
della pietra di fuoco del Vesuvio,
ringhio di geologia sentimentale,
di sangue sparso, nervi attorcigliati
nel manico un' ottava sopra quelli
di tutti i cittadini del pianeta.
Io voglio perdonare la città milionaria
delle vite emigrate, accatastate
dentro le stive della terza classe
che tenevano in corpo la bestemmia
di una speranza sola: " 'A patria è chella
che ti dà a magna' ". Se non lo fa,
non è patria né matria,
fa figli di nessuno, orfani in terra.
Io voglio perdonare alla città puttana
che apriva 'e ccosce alle divise bianche
della marina della Sesta Flotta,
alla città venduta all' astinenza
alcolica e sessuale americana,
perdonare di essere pur'io nato là dentro
e d'essermene uscito dopo che mi ha insegnato
a parla' spiccio, cantare erademaggio
a me ch'ero stonato come un bicchiere rotto,
e che dopo imparato, mi ha perduto.
Io voglio perdonare?
La sento la città che mi risponde:
"Va, trova chi perdona a te.
A me ce pensa 'o viento".
(Erri DeLuca - Questa città)