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 Arthur Rimbaud - Le illuminazioni - XV // XIX Città

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Elena




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MessaggioTitolo: Arthur Rimbaud - Le illuminazioni - XV // XIX Città   Arthur Rimbaud - Le illuminazioni - XV // XIX Città Icon_minitimeSab Nov 26, 2011 11:40 pm

Arthur Rimbaud – Le illuminazioni

XV – Città
Sono l’effimero e non troppo scontento abitante di una metropoli creduta moderna, perché tutti i gusti già conosciuti sono stati evitati nell’arredamento e nella facciata delle case come nel piano della città. Qui non si potrebbero trovare tracce di alcun monumento della superstizione. La morale e la lingua sono finalmente ridotte alla loro espressione più semplice. Tutti questi milioni di persone che non hanno bisogno di conoscersi studiano, lavorano, invecchiano in modo tanto uguale, che il corso della loro vita deve essere molto meno lungo di quanto una pazza statistica lo abbia calcolato per i popoli del continente, E come infatti vedo, dalla mia finestra, nuovi spettri vaganti attraverso lo spesso ed eterno fumo di carbone – il nostro bosco ombroso, la nostra notte d’estate – nuove Erinni, davanti al mio cottage che è la mia patria e il mio cuore poiché tutto quaggiù assomiglia a questo, - la Morte senza lacrime, la nostra attiva figlia serva, un Amore disperato e un grazioso Delitto gemente nel fango della strada

XIX– Città
L’acropoli ufficiale supera le più colossali concezioni della barbarie moderna. Impossibile descrivere la luce smorta prodotta dal cielo immutabilmente grigio, io splendore imperiale delle costruzioni e la neve eterna del suolo.
Tutte le meraviglie classiche dell’architettura sono state qui riprodotto con un singolare gusto dell’enormità; assisto a mostre di pittura in locali più vasti di Hampton Court e che quadri!
Un Nabucodonosor norvegese ha fatto costruire le scale dei ministeri; i subalterni che ho potuto vedere sono già più fieri dei bramini e ho tramato all'aspetto dei guardiani dei colossi e dei sorveglianti alle costruzioni, raggruppando gli edifici in piazze alberate, cortili e terrazze chiuse, sono stati spodestati i campanili, i parchi rappresentarono la natura primitiva trasformata da un'arte superba. Il quartiere elegante ha alcune parti inspiegabili: un braccio di mare senza battelli srotola la sua distesa di azzurro nevischio fra banchine cariche di candelabri giganteschi; un breve ponte conduce a una postierla situata proprio sotto la cupola dellà Sainte-Chapelle e la cupola è un’armatura di acciaio artistico di circa quindicimila piedi di diametro.
Da alcuni punti delle passerelle di rame, delle piattaforme, delle scale che circondano i mercati centrali e i pilastri, ho creduto di poter giudicare la profondità della città! Ed è il prodigio di cui non mi sono potuto rendere conto: qual’è il livello degli altri quartieri sopra o sotto l’acropoli? Per gli stranieri del nostro tempo è impossibile scoprirlo. Il quartiere degli affari è un anfiteatro di un unico stile, con gallerie ad arcate; non si vedono botteghe, ma la neve del viale è schiacciata; alcuni nababbi, rari come i passanti di un mattino di domenica a Londra, si dirigono verso una diligenza di diamanti. Alcuni divani di vellutò rosso: vengono servite bevande polari il cui prezzo varia dalle ottocento alle ottomila rupie. Vorrei cercare dei teatri in questo circo, ma mi rispondo che le botteghe stesse devono contenere
drammi abbastanza foschi. Ritengo che vi sia una polizia; ma la legge deve essere tanto strana, che rinuncio a farmi un’idea degli avventurieri di qui. Il sobborgo, elegante come una bella strada di Parigi, ha la fortuna di avere un aspetto luminoso; l’elemento democratico conta un centinaio di anime; neppure là le case si susseguono; il sobborgo si perde bizzarramente nella campagna, la Contea che riempie l’eterno occidente delle foreste e delle prodigiose piantagioni in cui gentiluomini selvaggi cacciano la loro storia sotto i raggi di una luce creata.
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