da La misteriosa scomparsa di "W" di Stefano Benni
Il giorno che io nacqui, un sole improvviso meraviglioso entrò dalla finestra della sala parto e illuminò la scena; mia madre lanciò un trillo melodiosissimo da soprano e senza sofferenza alcuna mi sparò nell'aria, come una palletta di cannone, io feci una doppia capriola e ricaddi esattamente tra le braccia del primario, un uomo bellissimo, brizzolato, virile non fumatore...
(...)
...e tutti fecero cerchio intorno per vedere me, la bambina più bella del mondo. (...) E ci si inoculò morfina, si bevvero sciroppi e anche i più a lungo lungodegenti si levarono dai capezzali secolari e le loro piaghe da decubito erano diventate splendidi tatuaggi di draghi e sirene e
"A casa!!"
"Andiamo a casa!"
"Perchè abbiamo una casa, parenti, amore che ci aspetta."
E il primario dei primari, vestuto, barbuto, occhi dardeggianti, un Zeus, disse
"Ci dispiace che ve ne andiate, questo ospedale sarà vuoto senza di voi."
(...)
E così uscii fuori dall'ospedale, tra lo scampanio delle auto ambulanze.
Fuori c'era una nebbia pesante, densa e soffocante e un ingorgo di macchine che fumavano per il calore come rocce vulcaniche e una canea di clacson e volti cerei e dentro le macchine guidatori agonizzanti che morivano lentamente accelerando e uno degli ingorgati, vedendomi rosea, neonata, sudata col triciclo rosso mentre cercavo di passare davanti nella fila, mi mirò, aspettò, spalancò lo sportello dell'auto e...BAM! Mi centrò. Poi mi prese per il collo e disse
"Credi che la vita sia tutta rose e fiori, eh, puttanella!"
Fu allora che persi la fiducia nel mondo.