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 Nuovissime città - Giovanni Papini

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MessaggioTitolo: Nuovissime città - Giovanni Papini   Nuovissime città - Giovanni Papini Icon_minitimeVen Nov 25, 2011 11:16 pm

Da 'Gog' : Nuovissime città – Capetown, 8 Novembre

Chi mai avrà detto a Mr Sulkas Perkunas che pensavo davvero di creare una nuova città?
Non mi sono mai confidato con nessuno, ch'io ricordi. E come avrà fatto, questo fantastico lituano, a scovarmi quaggiù nel Sud Africa dove speravo, alla fine, d'essere incognito?
Mr Sulkas Perkunas non ha voluto soddisfare le mie curiosità. È un uomo sui trent'anni fosco e arcigno. Nel suo viso bruciato e infocato come quello d'un piantatore, s'aprono due occhi celesti chiari, quasi bianchi, attenti e severi come quelli dei bambini poveri. Lungo, asciutto, vestito male, coronato da un feltro bigio larghissimo, si avvicinò a me arditamente, mentre rientravo nell'albergo, e mi chiese il permesso di un colloquio. Lo feci entrare con me in un salone d'aspetto e mi accorsi che portava sotto il braccio un gran rotolo di carte.
'Non perderò tempo per scuse superflue – comiciò. - Sono Sulkas Perkunas, progettista di città.
Cominciai i miei studi in Germania, come architetto, ma presto mi disgustai di un'arte che si limita miseramente a edifici isolati, soggetti alle servitù estetiche di quelli già esistenti. Mi accorsi che le vecchie città, create a poco a poco da culture ed epoche eterogenee, erano ridicolmente politone e, per quanto si faccia, irrimediabili. È giunta, secondo me, l'era della creazione totale e della città differenziata. (…) 'Io non intendo proporvi disegni per una villa, un teatro, una banca o un kursaal. Questa è roba per architetti dozzinali, senza coscienza e senza stile. Vi offro, invece, progetti d'intere città, diverse da tutte quelle ch'esistono. Voi solo, suppongo, potete capire la novità dell'arte mia e risolvervi e sceglierne una per costruirla davvero. (…) Nessuno di questi accozzamenti di case sparsi per il mondo e che si chiamano città fu ideata in sintesi da un genio, come un'opera d'arte, ed eseguita con fedeltà spirituale per incarnare in pietra una idea. Sono, le più, aggregati mostruosi dovuti al caso ed ai capricci delle generazioni, e tutte obbedienti alle necessità usuali dell'odiosa vita in comune. (…)
'Scusate – interruppi – ho già inteso abbastanza la teoria. Avete parlato, mi pare, di progetti...'
'Eccoli – rispose senza batter ciglio Sulkas Perkunas – ma non posso purtroppo che accennarvi in poche parole qualcuna delle concezioni che vi possono tentare di più.
Posso offrirvi ad esempio (…) la città tutta fatta di case altissime senza porte e finestre. Gl'ingressi delle abitazioni son botole a livello del suolo (…) e le strade, lunghi corridoi tra muraglie nude, affrescate da pittori visionari.
'O desiderate, piuttosto, la Città dell'Eguaglianza Perfetta? Essa è formata da migliaia di case assolutamente eguali: della stessa altezza, dello stesso stile, dello stesso colore, dello stesso numero di finestre e di porte. L'insieme può sembrare un po' monotono, ma l'effetto è impressionante – senza contare il valore simbolico che salta agli occhi, pur precorrendo l'ideale dei tempi.
'Ma nel caso che la Città dell'Eguaglianza non vi attirasse potrei proporvene un'altra assai più originale: la Città Invisibile. Chi la guardasse da lontano non s'accorgerebbe ch'essa esiste: vedrebbe lunghe strisce di cemento che si incrociano e null'altro. Avvicinandosi si accorgerebbe che ai lati di queste strisce vi sono pozzo quadrati, simili, in piccolo, a ingressi di metropolitane, e laggiù dentro scale discendenti che conducono agli alloggi. (…) 'Nel caso in cui non vi soddisfi la vita sotterranea posso edificare per voi la Città Variopinta, con case di stile geometrico, ma tutte dipinte di colori puri, vivissimi. Anche voi dovete essere stomacato dai toni grigi e neri che dominano nelle città settentrionali o da quello troppo bianco delle città d'Oriente. In questa da me ideata avreste, invece, palazzi rosso lacca, case d'affitto in verde montano e pubblici edifizi in giallo cadmio. […]
'Oppure ho da proporvi la più originale di tutte: la Città Camposanto. Essa costituirebbe un pratico e suggestivo accordo tra la vita e la morte. Le tombe dovrebbero essere spaziose ed ariose sì da potere albergare , insieme, i vivi e i defunti . Le cappelle gentilizie potrebbero essere trasformate opportunamente in sale di banchetti in comune e un reparto del forno crematorio potrebbe esser adibito a cucina collettiva. Ogni famiglia potrebbe tenere con sé i suoi morti, incassati nei loculi delle pareti, e sarebbe così reso più agevole il culto dei trapassati. (…) Ho pensato che si potrebbe costruire in mezzo alla città , a uso di palazzo civico, uno scheletro gigante in marmo giallino. Su per la colonna vertebrale collocherei la scala e il cranio, enorme, servirebbe da sala: v'immaginate i consiglieri che si sporgono dalle occhiaie vuote, che terrebbero luogo di finestre, e il sindaco che s'affaccia, per parlare alla folla, dalla chiostra dei denti che sarebbe ridotta a balcone? O gradireste invece la Città Titanica? (…) Tutta in marmo bianco e sanguigno e, in mezzo alle vie, statue di colossi, immobili passeggeri eterni. Poi, qua e là, gradinate larghissime, infinite, che si perdono nel cielo, e su di esse giganti di bronzo in atto di salire verso portali più ampi dell'Arco della Stella o verso guglie di rame che sembrano toccare le costellazioni. Una città, questa, assai costosa – ma più bella di un sogno di Piranesi e d'un poema di William Blake.
'Costerebbe?'
'Almeno venticinque miliardi' – rispose asciutto e serio Sulkas Perkunas.
'Va bene. Mi porterete fra un anno i preventivi, la pianta al diecimila, i prospetti e i disegni panoramici'.
E in così dire mi alzai per congedare il pericoloso progettista delle città. Mr Sulkas Perkunas raccolse in silenzio i suoi fogli ed aggiunse soltanto: 'Sarò puntuale'. E finalmente, dopo un abbozzo di saluto, uscì in fretta e furia dalla stanza e dall'albergo.

Da: Giovanni Papini, Gog, Vallecchi, Firenze 1931, pp. 85-91
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