(Disegna per terra con i gessetti un quadrato)(molto clownesco) Ce la posso fare … ce la posso fare … ce la posso fare (si sdraia poi si alza di scatto) Non ce la posso fare! (cancella una riga, esce dal quadrato poi lo cancella tutto, disegna un altro più grande) (sospirando)Ah, ce la posso fare. Non ce la faccio non ce la faccio, non ce la posso … fare! (prende la bottiglia e la mette lontana, le fa un quadrato attorno e poi lei se ne fa un altro da un’altra parte) Quella è la tua città! E questa è la mia, la tua città è circondata dalle mura, sono molto spesse, larghe, e poi alte, così alte che sembrano dei grattacieli in modo che gli abitanti della tua città non possano uscire e venire a disturbare il sogno di quelli che vogliono dormire nella mia città.
La mia città invece non ha mura, è una città aperta, tutti gli spazi sono importanti, tutti, in ogni angolo si potrebbe cucinare, mangiare, giocare, cantare, svestirsi, lavarsi, fare l’amore, studiare e perfino dormire senza che nessuno si scandalizzi o ne faccia un dramma, è naturale, è la legge della natura che fa il suo percorso senza i tabù e i pregiudizi, come nella giungla.
Il fatto sta che noi, abitanti di questa mia città abbiamo paura degli abitanti di quella città, beh, anche se a dire il vero è uno solo, alto così, ma magari si potrebbe riprodurre in modo strano, e riempire la nostra città di piccoli esserini disgustosi, oppure trasmetterci delle malattie strane e sterminare la nostra razza, o avere delle idee bizzarre e spaventare i nostri bambini, (fa vedere) con un due occhi così, troppo ravvicinati, con quei dentini da roditori, ogni volta che ti avvicini alla sua bottiglia ti spalanca quella mascella minuscola come per mangiarti. È terrificante. (guarda la bottiglia) e non guardarmi con due … (si segnala gli occhi) e non sorridermi con quei den … ti … ni … da roditore. Due mura, intorno alla tua città capito?
(torna nel suo quadrato, chiude la riga, si rilassa) Ce la posso fare! (si siede si guarda intorno, silenzio) Non ce la posso fare, e li … li… li… li… (segnala al pubblico) Qui … (si tocca la testa) Non ce la posso fare, è ancora qui dentro, chiudo gli occhi e lo vedo dentro di me, nella sua bottiglia, dietro a quelle mura … così piccolo … minuscolo … ma con due occhi grandi e profondi che ci si potrebbe perdere dentro. (cancella una riga poi esce, cancella una riga della città del nano e lo porta fuori). Queste mura non servono a niente, non mi impediscono di pensarti, la mia paura è dentro, qui nella testa, la mia paura è minuscola come te, è un nano che abita dentro una città tutta sua, una città di vetro. Ti guarda e ti sorride …
Queste mura non mi tengono lontana da te, forse dovrei rinchiudermi nella tua bottiglia, magari la tua città di vetro, così minuscola e fragile è più rassicurante della mia. È orribile.
La mia è una città aperta, non ha mura, o case, è trasparente, ovunque lo metto trovo il suo sguardo fisso. (imita il nano) li…. li… li… qui (si tocca la testa) dappertutto. Da quando c’è lui non riesco più a dormire.
Voi avete mai provato ad immaginare di andare a letto e di avere un nano rinchiuso in una bottiglia che ti guarda tutta notte? Non mi vi è mai capitato? (imita la faccia del nano) si, ma guarda che hai ragione, ho provato, ho provato a chiedere agli abitanti della mia città e ho avuto quattro risposte, perché l’altra cosa che non vi ho ancora detto è che in questa città, non tutti hanno voglia di parlare, ed è una cosa che a me non piace molto, per quello che quando vedo dei turisti mi sfogo, un po’ perché una città va raccontata e poi perché mi piace che conoscano la mia città. Qui le persone vivono chiuse, non nelle case perché non ne abbiamo, ma qui, hanno sempre fretta, camminano per strada guardando per terra, oppure il nulla. (saluta un passante) Buongiorno! Visto, non si è nemmeno degnato di rispondermi. È così! Per quello ho fatto fatica ad avere le risposte, solo in quattro mi hanno risposto in tutta la città.