Il teatro è evocazione,è immaginare per fare immaginare il pubblico,e nasce dalla realtà,dalle cose comuni. Quello dell'attore è un lavoro concreto, egli osserva la realtà,la sa riprodurre (mimesi) e rievoca sensazioni. L'uso dei suoi strumenti (ritmo,tono,volume,memoria) non porta a un'imitazione pedissequa della realtà,bensì a una forzatura della stessa,rendendola comunque credibile. Egli deve ricercare credibilità,intensità,e la sua "pagina bianca" (chi è veramente al massimo delle proprie potenzialità).
"Ma non siate nemmeno troppo addomesticati; fatevi guidare dalla discrezione, accordate il gesto alle parole, la parola al gesto, avendo cura di non superare la modestia della natura; qualsiasi cosa in tal misura gonfiata è ben distante dalla recitazione, il cui fine – ora come ai nostri primordi – è di reggere lo specchio alla natura, dire: di mostrare alla virtù il suo volto, al disdegno la sua immagine, e perfino la forma e l’impronta loro all’età e al corpo che il momento esige. "(Amleto)
LAVORO SUL CORO
L'attore è sempre in uno stato di allerta,concentrato come l'animale che fissa la preda prima di scattare (non è nè rigido nè molle).
Nella scena c'è un solo centro,designato,come fa una cinepresa,dal coro(la massa), che segue il corifeo (la guida).
Ogni attore del coro è in una posizione in cui può prendere la parola in qualsiasi momento.
Si può spezzare,violentare la situazione:si creerà un nuovo centro e lo spazio si modificherà come una scenografia fatta dell' energia,corpo,intensità degli attori.
Il compito del coro è aiutare il corifeo a fare al meglio quello che sta compiendo,non diminuirne l'intensità: se un 'attore del coro decide di intervenire deve esserne all'altezza.E' "azione di disturbo" se il corifeo non raccoglie l'azione.
Fondamentale è la concentrazione,l'attenzione in ogni cosa che si fa,che è piena di scelte ("agisci mentre pensi e viceversa").Anche ascoltare è agire,ascoltare come se si fosse con quella persona in quel momento. Nulla dev'essere mai fatto alla "come viene viene",al contrario vi dev'essere una scelta consapevole in ogni azione. Ci si muove dove ha senso che ci si muova nel "qui e ora",e si lavora sempre anche in ragione del pubblico.
Vi è un teatro di identificazione e un teatro di narrazione. La differenza sta nel fatto che nel primo caso l'attore sta dentro la situazione,nel secondo mantiene una certa distanza (non è qui e ora,ma qualcosa che rimanda al qui e ora,non c'è la quarta parete,è importante a chi sto parlando). Si tratta di due modalità diverse che possono essere usate per dire la stessa cosa.
STRUMENTI TECNICI-OGGETTIVI( fuori dall'arbitrio di ogni interpretazione):
-ritmo:può essere lento o veloce
-tono:quantità di spazio che comprendo col mio corpo
-volume:quantità di spazio che evoco con gli occhi;sguardo
-memoria:tutto quello che so perchè l'ho vissuto,perchè me l'hanno raccontato,studiato;tutto quello che so e non so perchè lo so,il subconscio,il dimenticato.
Ogni stato d'animo si accompagna a uno stato psicofisico di tono,volume,ritmo
ETICA:
ascolto,autodisciplina