[...] Dopo il primo anno, che la città ci fu meglio nota in tute le ore e le strade, provavamo un picere anche più vivo a guardarci attorno bighellonando per i fatti nostri, o aspettando su un angolo. Anche l'aria dei viali e delle singole vie adesso s'era fatta accolgiente, e quel che, io almeno, non cessavo mai di godere era la faccia sempre diversa della gente sui cantoni più familiari. Tanto più bello era sapere che in certe ore bastava entrare in un caffé, fermarsi a un portone, fischiare in una viuzza e i vecchi amici sbucavano, ci si metteva d'accordo, si andava, si rideva. Diventava bello in compagnia, pensare che la notte o l'indomani sarei stato solo volendo; o, quando rientravo solo, che mi bastava uscir di casa per far comitiva. [..]