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 città che vorrei_2

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livia




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MessaggioTitolo: città che vorrei_2   città che vorrei_2 Icon_minitimeDom Nov 27, 2011 5:00 pm

Livia (Mariangela)
Proposta n.2

Se dovessi dire una città come la vorrei, direi per prima cosa che vorrei una città senza rapporti oro-genitali tra consanguinei. Detta così, pare inverosimile. E invece, stavo tornando a casa con la 90, o 91, non mi ricordo mai, il filobus comunque, che inanella tutta la cintura esterna della città –saranno state le 8, le 9 di sera- e pioveva parecchio, era novembre, mi siedo sui sedili di plastica arancione, nella zona centrale rialzata dalla piantana, visto che mi piace stare in alto e come un po’ a osservare, e davanti a me c’è un signore giovane, 40 anni forse, certamente ispanico, che mi rotea le mascelle adombrando un che di lascivo. Io certo faccio finta di niente e mi limito a guardarmi l’unghia del pollice, quella dove mi è venuta la mosca nero-blu perché, cercando di estrarre una bottiglietta da un self-service di cibi e bevande –l’ultima trovata in fatto di smercio alimentare: all’angolo tra via Giacosa e via Bolzano uno l’hanno davvero chiamato “Ciapa sü”- lo sportello di plastica si è calato tipo mannaia sul mio dito mentre cercavo di prendere il tram al volo; insomma il giovane signore ispanico si alza dal suo trono arancione in fronte a me e va ad importunare una signora peruviana, che deduco faccia la badante perché si porta a spasso un vecchio così vecchio che mi pare trasparente. E poi, alla fine, la badante e il signore scendono…Solo, il giovanotto latino, che, va detto a onor del vero, deve avere un qualche disturbo cognitivo, non può fare altro che tornare da me:
-Mi tia, mi tia!!!! Mi dice con una foga di un certo tipo -Mi tia!!!
Non che mi abbia preso per lei, per la tia, dio me ne scampi…
-Mi tia, mi tia!!! Ahi! Si congela come; scuote la mano, come a dire: che casino, si copre la bocca aperta con la mano…
-Mi tia! Oh no no no… dice tenendosi la testa tra le mani e il terrore negli occhi.
-La fiesta, mi dice.
In questa famosa fiesta, che pare dai gesti che fa di un certo spessore, capisco allora che c’è stato un incontro con una che passava per di lì, pareva bella: segue i contorni delle natiche nell’aria; e poi la signora si deve essere prestata ad un -mima la testa trattenuta dalla mano in zona puberale- rapporto oro-genitale, per l’appunto – ed emette un suono come di vento, aspirando, per dire quanto piacere in quel momento, prima che …
Oh no no no, neanche la forza di poterci pensare, che la signora della fiesta, bello, bel culo, la signora, me bochina, mi dice – diventa un verbo transitivo, è più sintetico, efficace, non l’avevo mai sentito, ne resto molto colpita- la signora, viene fuori a forza di parlare e ricostruire, che è, oh no no no, una tia, era una sua zia, sangre de mi sangre, mi dice, mi tia, ahi, oh no no no, io non volevo, non sapevo….che ho fatto?
E poi, una volta capita la storia –usa quelle 3-4 frasi e aggiunge i gesti, perciò non può durare più di qualche minuto- ricomincia da capo, non può arrendersi ai fatti, riparte:
Mi tia! Mi tia! Oh no no no!!! La fiesta, mmhhh, ahi!, oh no no no, me bochina, sangre de mi sangre, oh no no no, io non sapevo…mi tiaaaaaa!!!!!!

Non c’era modo di arginarlo, intervenire, dire, tacere, qualunque cosa sarebbe stata fuori luogo, e inutile, e il piacere di quel momento di godimento controbilanciava in peso e quantità il dolore della scoperta, e ricominciava, in eterno, la zia, la festa, oh mio dio, cosa ho fatto… e ancora così, 20 minuti, dove questa storia mi è stata raccontata non so più dire quante volte…
finché a Piazza Cuoco non ho visto la fermata prendere la forma della mia liberazione….
Se ci penso con più calma, non è tanto che mi turba la storia del rapporto oro-genitale tra consanguinei, quanto più, che in una qualunque serata piovosa di Milano, tornando a casa sulla 90, si possa essere ostaggio, senza forza di uscirne, di un ispanico disperato con la patta dei jeans aperta.
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