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 Ezra Pound “La moda dell'utopia”

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Ezra Pound   “La moda dell'utopia” Empty
MessaggioTitolo: Ezra Pound “La moda dell'utopia”   Ezra Pound   “La moda dell'utopia” Icon_minitimeGio Feb 09, 2012 8:25 pm

Il dieci settembre scorso passai lungo la Via Salaria Oltre Fara Sabina e dopo un certo tempo entrai nella Repubblica dell'Utopia, un paese placido giacente fuori dalla geografia presente. Trovando gli abitanti piuttosto allegri, io domandai la causa della loro serenità e mi fu risposto che essa era dovuta alle loro leggi e al sistema d'istruzione ricevuta fin dai primi anni di scuola. Dicono (…) che le nostre conoscenze generali derivano dalle conoscenze particolari, e che il pensiero s'impernia sulle definizioni delle parole.
(…) E mi fu detto che, definendo le parole, questa gente è arrivata a definire la loro terminologia economica, col risultato che diverse iniquità della borsa e della finanza sono scomparse dal paese perché nessuno ci si lascia più abbindolare.
E attribuiscono la loro prosperità ad un semplice modo di raccogliere le tasse o, meglio, la loro unica tassa, che cade sulla moneta stessa. Perché su ogni biglietto del valore di cento, sono costretti ad affliggere una marca da bollo del valore di uno, il primo giorno di ogni mese. E il governo, pagando le sue spese con la moneta nuova, non ha mai bisogno di imporre imposte, e nessuno può tesorizzare questa moneta perché dopo cento mesi essa non avrebbe alcun valore. E così è risolto il problema della circolazione. E così la moneta, non godendo poteri di durabilità maggiori di quelli posseduti da generi come le patate, le messi e i tessuti, il popolo è arrivato a giudicare i valori della vita in modo più sano. Non adora la moneta come un dio, e non lecca le scarpe dei panciuti della borsa e dei sifilitici del mercato.
E, naturalmente, non sono minacciati d'inflazione monetaria, e non sono costretti a fare delle guerre a piacer degli usurai. Di fatto questa professione, o attività criminale, è estinta nel Paese dell'Utopia,
dove nessuno ha obbligo di lavorare più di cinque ore al giorno, perché molte attività burocratiche sono eliminate dal sistema di vita. Il commercio ha poche restrizioni. Scambiano i loro tessuti di lana e di seta contro arachidi e caffè dalla loro Africa, e i loro bovini sono così numerosi che il problema dei concimi si risolve quasi da sé. Ma hanno una legge molto severa che esclude ogni surrogato da tutta la loro repubblica.
Il popolo s'educa quasi ridendo, e senza professori superflui. Dicono che è impossibile eliminare libri idioti, ma che è facile distribuire l'antidoto, e questo fanno con un regolamento molto semplice. Ogni libraio è costretto a tenere in vendita i libri migliori; ed alcuni di valore eccelso, egli deve tenerli esposti in vetrina per qualche mese dell'anno. […]
Dopo aver ricevuto la spiegazione tanto semplice della felicità di questo popolo, io m'addormentai sotto le stelle sabine, meditando sugli effetti stupendi di queste modificazioni, in apparenza così piccine, e meravigliandomi della distanza trascorsa fra il mondo del Novecento e quello della serenità.

Da: Ezra Pound, Lavoro e usura. Tre saggi. Prefazione di Paolo Savona. Edizione L'economia ortologica, Milano 1996 pp. 29-31
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