Quando le sirene cominciarono a fischiare, le nuvole, che fin là eran rimaste quiete all' orizzonte, diedero inizio alla cavalcata.
Bianche, gialle, grigie, orlate qua e là di nero invasero in poco tutto il cielo e gettarono sulle case, sulle ortaglie e sui primi
appezzamenti di campagna, le loro ombre improvvise e sinistre.
"Vien il temporale!" si sentiva gridare per le strade, nell' affanno che tutti avevano di raggiungere al più presto le case.
"Andiamo, su!" "In fretta!" "Il temporale!" Il vento intanto sollevava dappertutto terra e carte, polvere e immondizie.
Anche il Fabbricone, tagliato in due dall' ombra di una nube e da uno degli ultimi raggi di sole, si mise subito in allarme.
Persiane che sbattevano. Panni, camicie e mutande che s' agitavano sui fili.
Un gran trafficare sui ballatoi e contro le ringhiere. "Vieni dentro! Su, su che arriva la fine del mondo!"
Parole, grida, urli e bestemmie. Contro la cinta, la fila dei pioppi si agitava da una parte e dall' altra.
Allora, dall' estremo della periferia, dove le ultime case cedevano alle cascine o si perdevano nei campi,
tra il brontolio dei primi tuoni partì la scarica dei razzi antigrandine. Cannonate che salivano veloci ed esplodevano
poi con un sibilo nel niente. Una a destra e una a sinistra; una ad est e una ad ovest.