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 Le figure di Chladni

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MessaggioTitolo: Le figure di Chladni   Le figure di Chladni Icon_minitimeVen Dic 02, 2011 1:26 am

Nella mia città, il Sindaco deve saper suonare il pianoforte.

Ma non solo.

Deve anche essere accordatore di pianoforte di professione.

La città non è cemento, asfalto, mattoni, tegole, prati, alberi, ferro, gomma. La città non è ciò vedo e tocco: è ciò che sento. Che sento dentro, intendo dire. Che vivo. Sensazioni, emozioni, vibrazioni... Insomma, tutto quello che finisce in “-zioni”.

È la gente. Siamo noi.

La città non è altro che l’insieme delle persone che ci vivono. O meglio, è il prodotto dei nostri ideali, paure, obiettivi, desideri, fobie, ossessioni, difficoltà, lacrime, gioie e risate.

In sintesi, dei nostri cazzi e mazzi.

Che, lasciati liberi di produrre i loro devastanti effetti, ci hanno restituito le nostre città. Tutte. Nessuna esclusa. Città nelle quali il Sindaco, forse, sa suonare il pianoforte, ma non lo conosce.

Non lo sa accordare, appunto.

La vita degli uomini è vibrazione. Se la vibrazione è regolare, il suono che ne risulta, la città, è musica; se è irregolare, è solo rumore.

Avete presente le figure di Chladni? Io non sapevo neppure fosse mai esistito un personaggio che si chiamava così. E ancora mi domando come possa essere anche solo tollerabile che un essere umano, per quanto preclaro, abbia un cognome tanto difficile da pronunciare…

Comunque, Ernst Florens Friedrich Chladni, fisico tedesco del diciassettesimo secolo, un giorno, prese delle lastre di vetro, della sabbia finissima, un arco di violino; fece vibrare le lastre e vide che la sabbia si raggruppava in curiose figure geometriche molto precise. E scrisse Über den Ursprung der von Pallas gefundenen und anderer ihr ähnlicher Eisenmassen und über einige damit in Verbindung stehende Naturerscheinungen. Che altro poteva scrivere, con quel cognome?

Beh, le figure di Chladni dimostrano che la musica ha un potere straordinario: muove e ordina la materia.

Pensate al Big Bang: in principio, è lecito supporre, era il silenzio. Poi c’è stata un’esplosione BANG!! Un suono.

La creazione del mondo, in qualunque modo sia avvenuta, è stata accompagnata dal suono, dalla musica.

Le persone sono musica in continua evoluzione. Ogni loro stato d’animo è una nota diversa, a seconda del moment e della situazione. La nostra vita è il risultato del susseguirsi di queste note.

Nella mia città ideale, nella città che vorrei, chi ha la responsabilità di guidarci non è sufficiente che sappia soltanto leggerle, le note.

In città vivono tanto il Signor Si diesis quanto il Signor Do naturale. E se, sul pianoforte queste due note sono rappresentate dallo stesso tasto, nella città sono come una parola, con un solo significato ma con due pronunce. È proprio questa differenza di pronuncia di due persone che stanno dicendo la stessa cosa a causa prima del disfacimento delle città.

Perché vi sia armonia, vi sia felicità (non ve l’ho ancora detto, ma la mia città ideale è una città semplicemente felice), il Sindaco deve avere la capacità di alterare leggermente l’altezza delle note per fare in modo che suonino sullo stesso tasto, ben sapendo che, comunque, il suono reale del Si diesis è, e resta, più alto del Do naturale. Ma dov’è il problema, se entrambi suonano sullo stesso tasto?

Come l’accordatore del pianoforte, viene pagato per mettere la città leggermente fuori tono. Un compromesso per un vantaggio.

E poi, fatto questo piccolo aggiustamento, sotto con il ritmo e con il tempo! Che, uniti, sono la vita, il carattere della città, il suo sistema nervoso.

La loro unione determina l’umore della città.

Mi sono rotto i cabasisi delle città gravi, o lente assai oppure, nella migliore delle ipotesi, andanti, ma non troppo.

La città che voglio è, come minimo, allegra, con moto. Meglio, molto meglio se vivace, con fuoco.
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