La città che vorrei Tre
Chiedo una città sensibile. Una città che non sia distratta. Una città senza invisibili, senza fantasmi, senza ombre tristi che chiedono di esser guardate, viste, onorate.
Chiedo una città in cui la timidezza e la delicatezza siano virtù, una città in cui i venditori di aforismi son cittadini onorari.
Chiedo una città in cui gli abitanti regalano atti poetici, dove non ci siano neon che ballano la notte tardi, quando non ti piace tornare a casa da sola per le strade fatte di un silenzio strano.
Chiedo una città in cui nessuno sta nascosto dietro le finestre a guardarti mentre cammini sola per strada. Una città senza pit bull liberi per vedere se hai paura che tanto ahahaha , mavlà dài che è bravo.
Chiedo una città che sta dalla parte delle badanti rumene, dalla parte dei balbuzienti e delle portinaie che vivono nei sottoscala.
Chiedo una città da cui nessuno vuole scappare.
Una città fatta di più panchine dove ti piace stare e meno bancomat e codici a barre.
Chiedo una città che non ti faccia rimpiangere la campagna da cui sei venuto.
Chiedo una città dove se bussi ti viene aperto. Una città leggera. Una città che quasi vola via, se non la tieni giù. Una città delicata. Una città che ti fa ridere.
Chiedo una città in cui sia una ricchezza, avere vicini di casa che si chiamano Mohammad, Efraim, Joao, Mladen, Selim, Goritza, Shadi, Vanja. E compagni di banco come Zlatko, Bashir, Mirena e Dunja.
Chiedo una città fatta di colori. Una città fatta di musica per le vie, una città in cui gli artisti di strada sian cittadini onorari. Una città in cui, dove ti volti, vedi bellezza, arte ed espressività. Una città dove il nutrimento per l'anima lo trovi per le strade.
Chiedo una città di cui ti puoi fidare, che se ti abbandoni lo puoi fare. Una città come una coperta di quelle fatte di lana, d'altri tempi, a grandi quadri colorati, che se te l'avvolgi attorno, ti senti protetta.